Forse perché in India il tempo non è sentito come una linea retta, ma circolare, passato, presente e futuro non hanno qui il valore che hanno da noi; qui il progresso non è il fine delle azioni umane, visto che tutto si ripete e che l'avanzare è considerato una pura illusione.
Il grande progresso materiale non è andato di pari passo con il nostro progresso spirituale. Anzi: forse l’uomo non è mai stato tanto povero da quando è diventato così ricco. Di qui l’idea che l’uomo coscientemente inverta questa tendenza e riprenda il controllo di quello straordinario strumento che è la sua mente. Quella mente finora impiegata prevalentemente a conoscere e ad impossessarsi del mondo esterno, come se quello fosse la sola fonte della nostra sfuggente felicità, dovrebbe rivolgersi anche all’esplorazione del mondo interno, alla conoscenza di Sé...
T. Terzani